Quando le ho prese in mano la prima volta, mentre rientravo in casa dopo una giornata faticosa, le foto di Sveva mi hanno messo allegria. Di sicuro sono stati i colori, che sono pieni, appena appena esagerati, carichi. Sono i colori dell’inizio del mondo, ma da che il mondo é iniziato non se ne sono andati, perciò li ritroviamo tra una serratura, un mazzo di finocchi e un telecomando, nella nostra vita quotidiana. Colori che non calmano affatto, anzi mettono euforia. Colori che non esplodono, definiscono i loro confini con precisione. Colori tridimensionali, che sono forme. Forme che emergono dallo scorrere del tempo quotidiano. Ma emergono non come immagini sottratte per un momento al fluire, ma come monumenti. Come se il tempo si fosse già fermato. O potesse fermarsi in ogni istante. Come se fermarlo in ogni istante fosse in nostro potere. Sveva ferma il tempo monumentalizzando i gesti. Ci sono molte mani in queste foto. Le mani, gli oggetti tenuti dalle mani, stanno al centro delle fotografie. Non sono mai foto di sguincio, niente che sia importante e’ lasciato nella periferia dell’inquadratura. E’ così che Sveva produce questo senso di eternità, sottraendo il movimento, concentrando. Perfino la mano infantile che disegna in movimento hai l’impressione che disegnerà cerchi per sempre. Gli oggetti in queste foto hanno tutti lo stesso peso, lo stesso valore: che sia il giornale, il pettine, il telecomando, non c’e’ tra questa oggetti gerarchia. Valgono perché riguardano le mani, l’importante e’ nella relazione, questi oggetti in relazione con i corpi, una foto dopo l’altra, sono la forma della nostra vita. Niente fa paura, la vita si riappropria di ogni oggetto e ne cambia il senso. Sono foto belle, gradevoli, patinate. Tutti questi colori e belle forme e’ come se scherzassero con la pubblicità. Ci sento dietro un sorriso divertito. Il senso dello scherzo mi sembra più o meno questo: tu, la pubblicità, isoli la bellezza intorno a un desiderio, un oggetto che manca, un modello di vita verso cui devo tendere, ma io ti dico che stai perdendo tempo, lo vedi, nella mia vita ho già tutto, il desiderio e’ già esaudito; te lo dimostro: vedi, mi e’ sufficiente guardare alla vita che ho già dalla prospettiva che tu ti ostini a usare per quello che mi manca.
Carola Susani
- Vedi la mostra: Gesti quotidiani