Ho portato avanti questo progetto, all’interno del mercato dei fiori di Roma, dal luglio del 2010 per più di un anno.
Mi sono trovata nel mercato poco prima della chiusura, lo spazio era ormai svuotato; i clienti erano usciti ed i fioristi avevano terminato il loro lavoro; rimanevano solo i fiori a terra, sui banchi di ferro ed in tanti altri luoghi insoliti. Fotografando i fiori abbandonati ho voluto rappresentare un nuovo rigore estetico del fiore, una visione diversa ma dignitosa ottenuta dal contrasto tra l’armonia delle forme e dei colori e l’inusuale collocazione del fiore stesso. E’ come se un fiore bagnato, lasciato e perfino calpestato cambiasse la sua natura originaria, perdesse quel filtro patinato al quale i nostri occhi sono da sempre abituati, acquistando però una nuova bellezza, più profonda, struggente ed a tratti malinconica.Nelle mie fotografie i fiori sono i protagonisti assoluti dell’immagine, spesso nelle loro posture riconosco delle sembianze umane, così da "oggetti" si trasformano per me in "soggetti".
Non sposto mai i fiori dal luogo in cui li trovo, rispetto sempre la loro posizione per fotografarli, perchè è proprio questa che mi sorprende ogni volta, invitandomi a scattare. Nel tempo ho apprezzato in modo particolare i “veri recisi”, è così che li chiamo, sono solo i gambi tagliati: li trovo a mazzetti, legati insieme da fili di rafia, oppure sparsi uno sull’altro a mò di shangai. Riescono in modo sorprendente ad evocare il fiore precedentemente attaccato a quello stelo; tutto ciò mi affascina ed è alla base del mio percorso di ricerca: immaginare quel che c’era da ciò che viene lasciato ed in questo caso tagliato, quando? da chi? e con quale strumento?